AGLI AMICI DI VILLA ULIVELLA
Siamo al 2005. Viene la lunga e mortale malattia, che inizia con due mesi di ospedale chirurgico e venti giorni di ospedale riabilitativo. Gli infermieri stessi, divenuti amici, mi stimolano a scrivere e la grande amica Fiorella mi costruisce con le sue mani un quaderno bianco. Sento tutti amici, dai chirurghi ai numerosi visitatori, ma dedico lo scritto agli infermieri, soprattutto donne. Ci sono momenti difficili, ma la loro fatica è grande e la mia fiducia assoluta.
Con mano malferma inizio un testo, alternanza di prosa e poesia, aggiungendo brevi raccontini sul soggiorno a Villa delle Terme, immersa nel verde. Racconto di un’infermiera giovane, di un gatto, un cane, un albero. E’ nato, per iniziativa di Fiorella Falteri, il mio periodico “Voce Viva” e, con la nostra collana “La voce”, lei stessa curerà il libro, corredato di foto e con la mia stessa presentazione.
Valerio Nardoni, il giovane ispanista divenuto l’appassionato critico della mia poesia, fa pubblicare uno studio su me dalla storica rivista “Città di vita”, utilizzando anche quello che lui chiama “Canzoniere minimo di Villa Ulivella”. Eccone un brano. S’intende che “gli alati” sono presenze di un aldilà non realizzato, tuttora.
Sento crescere intorno a me a momenti
i fruscii e gli odori di piuma
i contatti di un becco stimolante.
Sono alati loro e mi vorrebbero
già svincolata autodirezionale.
Io gentilmente li prego
di accettare la mia doppia natura.
Ho bisogno di ciò che sostiene
accarezza abbraccia e pone
sotto lo sguardo dell’amico.