LIBERTA’ E BISOGNO
(autobiografia in breve)
Ho scritto questo testo, paragrafo per paragrafo, in alcuni anni. Procedevo in tutte le altre attività e riuscivo nel frattempo a rivivere me stessa. C’è stata anche l’interruzione di due anni per una grave e mortale malattia, seguita da lunga convalescenza. E nel 2008, l’anno per me degli ottant’anni, esce questa storia di vita, storia di me fra gli altri e gli eventi.
L’Editore è Bastogi di Foggia. Ogni capitolo ha il nome di una fase del giorno, da “L’alba” fino a “La luna e le stelle” e “Un punto nell’infinito”. Ogni capitolo è illustrato, con disegno a matita, in modo coerente e gentile, per me commovente, da Giampiero Falteri. Ecco le ultime righe da la prefazione di Lia Bronzi.
 “In tal senso la forza testimoniale di Alberta supera agevolmente l’alchimia del documento per farsi scienza della storia che sa cogliere la continuità e le interazioni delle varie manifestazioni dell’arte, per farsi poesia”
 E per citare me stessa questa volta cosa prendo. Quale degli infiniti momenti devo copiare?
 “Cos’è la vita di un bambino senza stimoli? Si può vivere e crescere in una famiglia che possiede poco o nulla, ma non si vive e non si cresce senza venire stimolati. Si può soffrire perché i familiari hanno rapporti fra loro conflittuali e inquieti, assistere a liti, a gesti e toni di voce lamentosi o violenti, ma siamo ancora salvi se qualcuno si incarica di starci intorno”
 “Ricordo le truppe alleate che passarono sui loro mezzi per Via Vittorio. Ero un po’ sbigottita, ma anche loro, mi sembrò. La guerra è più reale che naturale. Ricordo, dopo, la loro gentile e romantica persecuzione, soprattutto quella dei soldati americani. Non potei approfittare più di tanto della loro cioccolata, per la severità di mio padre e mia stessa”
 “Ancora fatti e fatterelli che sotto la vòlta del cielo, lungo la storia personale e soprattutto lungo il tempo, brillano quanto possono. Senza di loro non nasce il tessuto di una vita, non si stende il tappeto per i nostri passi. Che è anche tappeto per la nostra sospensione, il nostro arco”
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