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AGRODOLCI/NOVELLE

Ci fu il periodo dei racconti per bambini, pubblicati su Rivista a Roma e quello delle novelle fantastiche, alcune premiate a L’Aquila. Nel 1996 di nuovo il breve racconto poetico mi chiama. Faccio quindici novelle, né realistiche né tradizionali ma certamente spiritose. Le raccolgo e l’anno dopo esce per la Polistampa un libro, appunto “Agrodolci/Novelle”.

Vi dò alcuni dei titoli per rendere l’atmosfera. “Gli ovini in assemblea”, “Le donnine numerate”, “Pachiderma galante”. Sulla copertina appare un mio simpatico ritratto di Mariapia Moschini e poi varie illustrazioni di valore del grafico Mauro Conti. La prefazione è doppia e dovuta al noto studioso della favola Carlo Lapucci e all’amico Franco Manescalchi. Stralcio dal primo e dal secondo.

 “A cominciare dalla fiaba, la narrazione che voglia essere comunicazione si muove in questo senso, parla questa lingua, non fa la fotocopia del mondo ma decodifica le tracce che dalla realtà dei sensi fuggono nel mistero e quelle che dal mistero ritornano, intrecciando il poco che sappiamo di noi e del mondo col molto che non sappiamo”

 “In “Agrodolci/Novelle” si entra nel cuore delle cose, in un immaginario variegato e rutilante valido in sé, nella sua corporeità emergente dall’incubo diurno e dalla veglia notturna: da un contrasto coeso”

 Dovrei ora, per riportare dei brani, dividere le novelle stesse, tutte basate su un unico evento. Dovrei disturbare “L’omino della speranza” mentre aiuta zia Ananassa. Interrompere lo svilupparsi del rapporto fra “Il leone e la vecchietta”. Ridurre lo spazio al graduale apparire del nuovo “Paese adattato”. No, non me la sento. Riporto solo l’autocitazione dell’inizio.

 

IL MIO PRIMO HAIKU

L’erba ed i fiori

un uomo sta in riposo

il cielo guarda