“L’ispirazione è violenta e copiosa, le parole plastiche e roventi, appena forgiate e assemblate. Di ascendenza avanguardistica, vi sono giusto alcuni azzardi formali come . . . gli autocarri che sono “elefanti senza naso né orecchie”. Ma in generale la scrittura appare compatta e poco o nulla interessata alla ricerca di forme esteriori”
Ed ora il brano scelto per la copertina, sempre da Valerio. E’ tolto da “Visione 3”, che sta in “Paesaggio mobile”.
I millenni non hanno cancellato
il riparo del portico in caso di pioggia
né l’aula grande del raduno dove
fece comparsa la malinconia di un crocifisso
messo nel centro e sollevato in alto.
Ma io lo so che devo morire.
Solo mi si confondono i tempi
perché vado inseguendo con difficoltà
il senso esplicito di una parola
cangiante da eternità a infinito e viceversa.
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Con mano malferma inizio un testo, alternanza di prosa e poesia, aggiungendo brevi raccontini sul soggiorno a Villa delle Terme, immersa nel verde. Racconto di un’infermiera giovane, di un gatto, un cane, un albero. E’ nato, per iniziativa di Fiorella Falteri, il mio periodico “Voce Viva” e, con la nostra collana “La voce”, lei stessa curerà il libro, corredato di foto e con la mia stessa presentazione.
Valerio Nardoni, il giovane ispanista divenuto l’appassionato critico della mia poesia, fa pubblicare uno studio su me dalla storica rivista “Città di vita”, utilizzando anche quello che lui chiama “Canzoniere minimo di Villa Ulivella”. Eccone un brano. S’intende che “gli alati” sono presenze di un aldilà non realizzato, tuttora.
Sento crescere intorno a me a momenti
i fruscii e gli odori di piuma
i contatti di un becco stimolante.
Sono alati loro e mi vorrebbero
già svincolata autodirezionale.
Io gentilmente li prego
di accettare la mia doppia natura.
Ho bisogno di ciò che sostiene
accarezza abbraccia e pone
sotto lo sguardo dell’amico.
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“E’ ancora il tempo di Anna” è diviso in sezioni. Prendo dall’ultima che si chiama
ORA CHIEDIAMO LA SALVEZZA A TE ANNA FRANK
E’ nata la presenza distruttiva del kamikaze.
E’ stata ammessa con cinismo dai Cesari attuali
la somiglianza il gemellaggio fra la guerra e la pace.
Noi siamo attoniti e fortemente ti pensiamo.
Bisogna d’ora in poi che siano resi silenziosi
il tuo ricordo e il tuo nome e tu lasciata nella
tua pietra mitica al sole al vento alla pioggia.
Tu sei per noi e rimani fonte e adolescenza.
Tu sei e rimani attesa senza tensione né fine.
ANNA E’ ANIMA
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“Espone candidamente la sua solitudine ma sente il richiamo degli altri viventi, man mano che passa il tempo si avvicina alla gente e alle cose, ricorda quelle del passato, apre le braccia al mondo, come Leopardi nel suo ultimo messaggio “La ginestra”. E’ bella questa solitudine, è abitata”
All’inizio, dopo avere citato, è la prima volta che fo citazioni, Machado e Ungaretti, ecco la poesia che apre il rituale.
PROLOGO
Sì, scenderò verso di te suolo terrestre
non zolla ed erba ma pietra ed asfalto
dal respiro alterato persistente.
Mia placenta deforme ed ostinata
mostro paziente di maternità.
Farò ancora un ritorno da siderali pensieri
onde resti frenato il suicidio di carne.
Ma tu devi capirlo tu base culla
e ventre che questa mia materia
è stanca come la tua in quanto che
per esserti fedele io non posso non
addossarmi la tua stessa età.
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“Pronunciamento in spagnolo vale dichiararsi, ribellarsi, sollevarsi . . . dal latino: proclamare, esporre, pubblicamente e in modo solenne, ma anche annunziare, predire. Forza, fierezza, responsabilità, ma anche come un profumo di ieratico e frugale, cameratesco e paterno, conviviale ed eucaristico “fate questo in memoria di me”
Quali gli ultimi temi-personaggio? Innocenza e Maturità, Cinismo e Depressione, Idolatria e Fierezza, infine Amore e Morte, per il nono.
PRONUNCIAMENTO NONO
I – Sparano o si che sparano i cavalieri selvaggi
ed i colpi che arrivano a segno quale segno?
L’uccisione di corpi uguali ai loro stessi.
VIII – Eppure eccola là la donna bella e altera
che scende lungo il piano con il grembio bianco
sopra alla veste lunga ed i secchi dell’acqua.
X – Porta conforto a sete e soffoco di chi
batte sopra l’acciaio il binario della promessa.
Da lei da loro riprenderanno le illusioni.
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“Questi gli aspetti della poetica di Alberta Bigagli: la parola lieve ma perentoria, l’ironia, il gusto per la metafora coraggiosa, la sentenziosità arguta, quella “gestualità compostamente mancina” di cui parlò, con espressione insostituibile, Mario Lunetta nella prefazione a “Tre voci e una mano”
L’UOMO DEI SOGNI
(Parla l’amico Nello)
Una volta ho veduto un laghetto
chiaro fra due monti rotondi
sopra passava un aquilone azzurro.
Un’altra volta ho sognato la mamma
piccola e bellina con la veste nera
e la pezzola nera sopra il capo
bene annodata sotto al mento.
Era messa in un urna di vetro
su un altare di chiesa addobbato.
Per il gioco dell’otto fa 52
ma il padrone ordinò la partenza
e la giocata non potetti farla.
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Giuseppe Baldassarre, amico della mia-nostra Associazione “900-Libera cattedra di poesia, ecco quali espressioni mi dedica nella sua prefazione.
“Il linguaggio è ormai giunto a una fluidità guidata sapientemente, dal giocoso neologismo, al lirico, al cadenzato ritmo delle quasi prose. Si tratta di elementi che l’autrice aveva già utilizzato e che ora ha raffinato ulteriormente, per esprimere quello che, per riprendere una definizione di Franco Manescalchi valida anche per questo libro, è “un mosaico sparso, sperso e ricomposto nell’evento poetico”
DIALOGAMMO, da “Disincagli”
Mi accompagnano lunghe ore brevi
mi chiama il mare della solitudine
la vita è solo un leggero cammino
e vagabonda per via mi rapirono.
Sangue ho colore della terra arata
sai che verrà improvviso il nulla
non lasciarti sfuggire il mio pensiero
benedicimi tu nei giorni nostri.
Entrerò nei tuoi sogni ed amori
mi inviterai presso te con pudore.
Madre futura ho gli occhi di gazzella
nacqui alla tua alla vostra luce.
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“E’ piuttosto incredibile, ma in questo caso vero: una vocazione decisamente lirica si trasforma in disposizione analitico-paradossale . . . Alberta Bigagli usa materiali di carattere lirico ma al contempo adotta un procedimento che nega bruscamente l’identificazione patetica con questi stessi materiali e perciò stesso ne mette in OFF-SIDE l’ideologia di base”
Partecipa anche l’amico Pietro Civitareale con una post-fazione e da lui tolgo questa citazione.
“. . . Ciò rende la poesia della Bigagli aprioristicamente “plurale”, ossia aperta a sbocchi semantici polivalenti . . . in cui l’io si lascia prendere e avviluppare fino a confondersi con la poligrafia delle immagini . . . In questo mare naufragare è dolce e angoscioso al tempo stesso”
PATERNITA’ ED EGO, seconda parte
“Io dico a te di stare più in compagnia dell’altra
finché piansi il cielo marino era alto i fichi
d’india noiosi e folta macchia senza uscita.
La notte udimmo quel suono di piffero era un nano
uscimmo e camminammo nella scia eravamo già salve”
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